PINOT NERO IGT SEBINO 2011 ACCHIAPPASOGNI
IL VINO, IL VIAGGIO, IL SOGNO.
Il viaggio rappresenta, per me, il sogno, un obiettivo, un desiderio, una meta da raggiungere. E’ sempre stato così, sin da piccolo, quando, nei giochi, mi immaginavo indiano delle praterie. I luoghi e i nomi scaturiti dalla mia fantasia e dalle prime letture mi sarebbero diventati famigliari più tardi quando ho incontrato il “popolo” Navajo.
Gli indiani d’America e i Navajo, in particolare, hanno esercitato un fascino magnetico su di me, mi hanno ispirato, mi hanno contagiato con la loro cultura, la loro visione della Terra quale bene supremo da amare, rispettare, proteggere con l’obiettivo di tramandarla alle generazioni future. Al loro modo di ricercare e mantenere l’equilibrio della natura ho sempre guardato con ammirazione, constatando quanto il loro essere, si direbbe oggi, “eco” fosse di fatto, non un proclama, un vessillo, bensì l’essenza del loro vivere.
Nel vino il mio “viaggio”, il mio “sogno”, è incarnato dal pinot nero, vitigno che ho conosciuto nelle sue espressioni più incredibili, perfette. Per questo ho sempre avuto il timore di cimentarmi per non profanarne l’idea. Ne ho assaporato le sfumature più delicate, le interpretazioni d’autore, ma sono incappato anche in tante presunzioni ed in tanti mezzi vini. Per queste ragioni ho sempre custodito il Pinot nero in una sorta di tabernacolo ideale, il viaggio per il quale ci si prepara una vita intera, godendo al pensiero di realizzarlo, affinando i dettagli, ma rimandandolo per non bruciarlo. Sono partito nel 1987 ma ho dovuto attendere ben undici anni, fino al 1998, per trovare la giusta direzione. Gli eventi, però, mi hanno costretto a sospendere il progetto. Ho dovuto poi attendere altri 13 lunghi anni prima che la vendemmia 2011 mi donasse un frutto sublime. Giorno dopo giorno ho percorso i filari, tastato i grappoli, assaporato gli acini, valutato la carica tannica. Ho preparato la vendemmia, ho curato i dettagli della vinificazione per gestire la potenza dell’annata, ho vegliato l’attesa di 28 lunghi mesi in barrique e poi ancora fino a marzo 2014 quando, finalmente, ha preso forma la bottiglia, anzi la magnum a cesellare il sogno.
Oggi il mio viaggio si realizza. Ho colto il mio sogno, l’ho acchiappato. E l’etichetta che ho pensato per accompagnare il vino riporta l’Acchiappa Sogni dei nativi americani. Un oggetto simbolico molto forte, regalato ai neonati e capace con la sua forma, secondo la tradizione, di allontanare le negatività e catturare e realizzare i sogni positivi. L’ho voluto di colore turchese, un colore potente in contrasto con la sua delicatezza, proprio come il mio Pinot nero. Il turchese, infatti, racchiude in sé l’energia del giallo e la serenità del blu. Aiuta a sciogliere le tensioni, rende tolleranti, suscita emozioni e armonia. E’ il colore della pietra sacra dei Navajo.
E’ il mio vino, il mio sogno, il mio viaggio. Il resto è terra, sole, uva, mani sapienti che hanno condiviso la realizzazione del sogno e tempo.
Il tempo che per il vino non trascorre mai invano..
Mario Falcetti (QUADRA, Cologne in Franciacorta, inverno 2015)
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